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Il parco dell’arte contemporanea nel Vallo di Diano

Da luglio di quest’anno, nel castello di Teggiano in provincia di Salerno, sono esposte alcune opere d’arte provenienti dal MADRE, museo di Napoli punto di riferimento per l’espressione artistica contemporanea. L’esposizione, che prende spazio nelle sale del castello Macchiaroli, sarà visibile fino a febbraio 2020 ed è in collegamento con l’allestimento permanente “Le opere e i giorni” (2002-2004, a cura di Achille Bonito Oliva), nelle celle della Certosa di Padula, e con l’opera che sarà presente presso le Grotte di Pertosa-Auletta. Insieme formano il “Parco dell’Arte Contemporanea nel Vallo di Diano”, un’operazione tesa a rivitalizzare le zone interne, come il Cilento e il Vallo di Diano, e a gettare ponti tra queste e realtà più grandi, nello specifico la città di Napoli e la suggestiva Matera, “città dei Sassi”.

Non è l’unica iniziativa ad andare in tale direzione; tra luglio e agosto, infatti, già l’itinerario “La Congiura dei Baroni” ha allacciato virtualmente quattro castelli di altrettante città: Napoli e il Maschio Angioino, Teggiano e il castello Macchiaroli, Miglionico e il castello del Malconsiglio, Matera capitale europea della cultura 2019; un itinerario turistico-culturale a cavallo di due regioni, la Campania e la Basilicata, teatro della sommossa baronale di fine ‘400. Proprio lungo questo ideale percorso si è svolta, come ogni anno, la spettacolare rievocazione storica “Alla tavola della principessa Costanza”, sempre nel bel borgo di Teggiano.

Ma veniamo alle opere; quelle realizzate ad hoc per l’esposizione sono “Migrazioni” di Michele Iodice e “La Congiura dei baroni” di Nicholas Tolosa. Le altre, già presenti nella collezione del Madre-Fondazione Donnaregina o concesse per l’occasione dagli artisti, sono di Mimmo Paladino, Nino Longobardi, Mimmo Jodice, Bianco-Valente, Pierpaolo Lista, Gloria Pastore, Marisa Albanese, Monica Biancardi, Ivano Troisi, Jimmie Durham, Luciano Romano, Gianni De Tora, Paolo Bini.

 

Senza titolo, 1995-Mimmo Paladino

 

Le opere attraversano l’arco temporale delle ultime cinque decadi: dal presente a quello che potremmo definire già passato, quindi scorso, ma ancora fortemente attuale e sentito. Come “Terrae Motus” (1981) di Nino Longobardi che rievoca già nel titolo le devastazioni e la perdita causati dal sisma dell’80, evento drammatico ancora presente nella memoria di tutti noi.

 

La Congiura dei baroni” (2019) di Nicholas Tolosa è invece un omaggio al contesto in cui la mostra è allestita: il castello dei Sanseverino dove la famosa congiura ebbe luogo (1485). Guardando il boia e la sua vittima riconosciamo però non il fatto storico, ma l’attualità di immagini contemporanee divenute ricorrenti.

La Congiura dei Baroni, 2019-Nicholas Tolosa

 

La produzione di Marisa Albanese dal titolo “Via Settembrini” (2012-14) è corredata da un’installazione video dove i volumi del palazzo del museo Madre e di quelli confinanti sono rappresentati nella loro stratificazione storico-culturale mediante la sovrapposizione di ritagli di fogli che il vento, come un’energia vitale, scompagina, per poi essere in parte risistemati.

Via Settembrini, 2012-14-Marisa Albanese

 

 

 

 

 

 

 

Di grande impatto è l’altra opera realizzata appositamente per la mostra: “Migrazioni” (2019) di Michele Iodice. È l’unica con cui il visitatore può interagire, entrando dentro il grande nido realizzato. Interessante è anche l’utilizzo di materie vegetali organiche (rami di castagno, rametti di felce) che da verdi sono divenuti ormai secchi e si avviano al naturale processo di decomposizione.

 

Migrazioni, 2019-Nicholas Tolosa

 

Quest’ultima da adito ad una mia personale riflessione, vedendo in quel nido sapientemente intrecciato, spazioso, persino fragorosamente odoroso, l’invito sì ad entrarvi per occuparlo temporaneamente/giocosamente, ma soprattutto la condizione di “impossibilità di permanere”. Un riflesso della condizione dei nostri paesi in via di spopolamento, il riconoscimento oramai di “area interna” che qualifica in maniera negativa il vero tesoro dell’Italia, i paesi, in cui purtroppo sempre più “nidi” rimangono disabitati e in attesa di un ritorno.

L’obiettivo del progetto “Il parco dell’arte contemporanea nel Vallo di Diano” è anche quello di non desertificare umanamente questi territori pensando a delle iniziative che possano rendere attraibili le località periferiche, attraverso la promozione di nuovi itinerari d’arte, che congiungano le comunità di Napoli, Matera e il Vallo di Diano. Al contempo la mostra permette di poter visitare l’imponente struttura del castello, di vedere quindi il fossato, la torre della Cimmaruca con la particolare scala a chiocciola, i camminamenti di ronda e la corte interna.

Al secondo piano è ospitata una personale di Pietro Costa, artista italo-americano che già l’anno scorso è stato protagonista dell’ambizioso progetto BACAS (Borghi Antichi, Cultura, Arti e Scienze), un evento internazionale teso a creare un ponte tra comunità di artisti tra Italia e America. Costa si interroga su quali siano le possibilità innovative del ritratto oggi. Scaturita da una riflessione fatta a partire dagli anni ’80, segnati dalle morti per AIDS, la sua ricerca “Donor Project” vede nell’utilizzo del sangue il mezzo più fedele per realizzare un ritratto. Cosa vi è di più “esatto” del proprio genoma in un’epoca segnata pure dalle manipolazioni sul DNA?

 

Il castello e la mostra vi aspettano tutti i giorni, dal martedì alla domenica. ORARI:10-13/16-20.

Da Ottobre, NUOVI ORARI: 10.30-12.30/15-18

Per la visita guidata al castello, alle opere esposte e al centro storico di Teggiano, contatta:

guidaturisticacilentoediano.com scrivendo una mail a info@guidaturisticacilentoediano.com o telefonando al 329/8642714

 

*foto di Olinda Paesano e Nicola Pascuzzi photographer